WEC, 6 ore di San Paolo: finalmente Cadillac!
- Matteo Landi
- 14 lug
- Tempo di lettura: 4 min
La casa americana si prende la prima vittoria nel WEC, artigliando una stupenda doppietta. Il BoP frena Ferrari e Toyota, le vetture più pesanti, rendendole comprimarie.

Dopo un'altra stupenda pole position Cadillac ha temuto di veder sfumare il bottino grosso ancora una volta . Se a Le Mans le vetture del Team Jota si sono autoeliminate dalla lotta per la vittoria con uno scontro fratricida, a San Paolo l'unico ostacolo che ha rischiato di interporsi fra loro, ed il successo, è stata la velocità della Porsche n° 5. La vettura del marchio tedesco si è resa protagonista di una sfuriata iniziale, ma sulla distanza il ritmo delle due Cadillac è parso per tutti inavvicinabile. Vincente in America, nell'IMSA, le vetture della casa statunitense non solo non avevano ancora raggiunto un successo di tappa nel WEC, ma spesso hanno faticato a raggiungere il podio. Lynn, Nato e Stevens hanno battuto con ampio margine i compagni Bamber, Bourdais e Button, quest'ultimi di un soffio davanti alla Porsche di Andlauer e Christensen. Congratulazioni e gloria dunque per un'altra casa automobilistica che si aggiunge all'elenco delle race winners del Campionato del Mondo.
Un BoP discutibile
Un successo frutto del lavoro ma anche di un BoP sicuramente favorevole. Talmente sbilanciato (che è assurdo, considerando il significato della sigla, "Balance of Performance") che la prima Ferrari, vincitrice della recente 24 ore di Le Mans, è passata sul traguardo con ben 2 giri di ritardo. Un distacco dovuto anche ad una pista particolarmente corta per la categoria. Ed infatti i doppiaggi delle GT sono stati un vero incubo per tutte le Hypercar, ma il succo non cambia, la differenza di passo fra le vetture più leggere e quelle più pesanti della top class risulta assai evidente. La Ferrari è stata la vettura più penalizzata, obbligata a correre pesante ben 1069 kg (come le vetture giapponesi) e con il peggior rapporto peso/potenza. Cadillac ha vinto anche in virtù di un peso di soli 1040 kg, 10 in più di Peugeot e Aston Martin, le più leggere della categoria. Quest’ultima, per un tratto di gara, ha fatto la voce grossa tanto da risultare imprendibile sia per Ferrari che per Toyota. Al termine la prima delle verdone si è classificata 13esima, dietro a tutte le vetture del Cavallino ma davanti ad entrambe le Toyota.
Per il calcolo dei pesi e delle potenze il sistema del BoP tiene in considerazione i dati delle due migliori gare delle ultime tre. Comprendono le velocità di punta, i 10 giri più veloci ed il miglior 60% dei tempi in gara. Un meccanismo matematico che però, in pista, sta fornendo risultati sconcertanti. E se a Maranello piangono, in Toyota non ridono (ed è un peccato che siano penalizzati coloro che hanno tenuto in piedi la baracca del WEC anche in periodi di magra): se Ferrari può contare su 4 vittorie ottenute nei primi 4 appuntamenti, Toyota ha archiviato risultati ben più scarni.
Ferrari: il margine in classifica è ancora importante ma occhio a Cadillac
Calado, Giovinazzi e Pier Guidi ieri si sono dovuti accontentare dell'undicesimo posto, i compagni Fuoco, Molina, Nielsen del dodicesimo. Un mezzo miracolo, considerando quanto appena scritto, lo ha compiuto l'equipaggio della Ferrari gialla, composto da Hanson, Kubica e Ye, ottavi. Un piazzamento che permette a quest'ultimi di rosicchiare qualche punto in classifica mondiale ed avvicinarsi ai leader: l'equipaggio della 51 ora ha 11 punti di vantaggio sui colleghi di marca e 38 sui vincitori della 6 ore di San Paolo. Nella classifica costruttori Ferrari vanta 175 punti, a fronte dei 119 della prima inseguitrice, quella Cadillac finalmente vincente. Ancora il margine è importante ma in Texas, sede della prossima gara, servirà un BoP più magnanimo con il Cavallino Rampante, altrimenti tutto tornerà presto in discussione. Rimangono in palmarès le tre, leggendarie, vittorie consecutive a Le Mans ma per la Ferrari l'obiettivo di questa stagione è il titolo mondiale, possibilmente da artigliare sia fra i piloti che fra i costruttori.
LMGT3: prima vittoria Lexus. Bella gara delle Iron Dames
Stoica. Non vengono in mente altri aggettivi per descrivere Michelle Gatting. Dopo aver saltato la 24 ore di Le Mans a causa della doppia frattura scomposta al piede destro rimediata durante il Test Day della classica francese la pilota danese è tornata in pista, prima ad Imola per la 4 ore della ELMS del 6 luglio scorso, poi a San Paolo. In Brasile le Iron Dames si sono fatte rispettare ed hanno offerto spettacolo. Purtroppo un errore della Gatting è costato loro una penalità che ha precluso la possibilità di salire sul podio. E quindi Frey, Gatting e Martin sono transitate quarte sotto alla bandiera a scacchi. Un risultato che lascia un pizzico di amaro in bocca, ma la prestazione resta. La gara è stata vinta dalla Lexus (è quindi la giornata delle prime volte, anche per la casa giapponese è arrivata la prima vittoria nel WEC) di López, Schmid e Umbrărescu. Dietro di loro è arrivata la Corvette di Andrade, Eastwood e van Rompuy. Sul podio hanno concluso anche Barrichello, Hasse-Clot e McIntosh. Quando Eduardo, figlio dell’ex pilota di F1 Rubens, ha eseguito il sorpasso decisivo il pubblico dell'autodromo è esploso in un boato. Non c'è stata gloria invece per le Ferrari 296 GT3 e per la BMW 46 di Al Harthy, Rossi e van der Linde. Questi ultimi si sono almeno tolti la piccola soddisfazione di chiudere in top ten.



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