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Rest in Speed, Andrea

  • Immagine del redattore: Matteo Landi
    Matteo Landi
  • 5 nov
  • Tempo di lettura: 1 min

Il mondo dei motori, e non solo, piange la scomparsa di Andrea de Adamich.

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Per un appassionato era impossibile non amarlo. Dalle telecronache indimenticabili dei GP di F1 degli anni novanta, con quel ricorrente “pensate un pochino” che faceva sorridere, alla sua magistrale conduzione di Grand Prix, imperdibile programma di approfondimento domenicale. La sua era una narrazione precisa, puntuale e distesa, di cui sentiamo la mancanza, uno stile che non c’è più, sostituito da quell’enfasi permanente che appiattisce i contenuti. Prima che ottimo narratore è stato Eroe sopravvissuto di un’Epoca che non c’è più, pilota che ha calcato i circuiti di tutto il mondo, dalle corse in salita, all’Endurance, con due Le Mans disputate ed una lunga teoria di successi dalla 200 miglia di Buenos Aires del 1970 alla 6 ore di Watkins Glen del 1971, solo per citarne alcuni. Non gli è mancata la F1, dove vi ha corso fra il 1968 ed il 1973, anche come pilota Ferrari. Andrea de Adamich se n’è andato, a 84 anni, ma non sarà mai dimenticato. Rest in Speed Campione.  

 
 
 

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