Ferrari, il sogno mondiale è realtà!
- Matteo Landi
- 8 nov
- Tempo di lettura: 4 min
La 8 ore del Bahrain vede le Ferrari chiudere terza, quarta e quinta. Ed arriva sia il titolo costruttori che quello fra i piloti, grazie a Giovinazzi, Pier Guidi e Calado. Un mondiale atteso dal 1972!

Nell’ultima ora dell’ultima corsa torna in pista la safety car, le vetture si ricompattano ed alla ripartenza delle ostilità le emozioni non mancano ma le Ferrari riescono a tenersi fuori dai guai mentre nel gruppo, fra gli inseguitori e nella categoria LMGT3, si scatenano le sportellate. Meccanici ed ingegneri del box Porsche salutano il pubblico e i telespettatori, hanno i volti sconsolati tipici degli sconfitti ma al tempo stesso riescono a sorridere, mostrando malinconia per un qualcosa che è stato e, per adesso, mai più sarà. La casa tedesca lascia infatti la classe top del WEC, e dopo avere vinto il titolo piloti nel 2024 adesso sta per abdicare. Negli ultimi giri nel box Rosso si preparano a esplodere in un boato di gioia. L’avventura del Cavallino Rampante nella classe Hypercar del mondiale Endurance era iniziata nel 2023, anno in cui già era riuscito ad aggiudicarsi la 24 ore di Le Mans, successo arrivato anche nei due anni successivi. Mancava la ciliegina sulla torta, mancava quel titolo mondiale che la Rossa non vinceva dal 1972. Allora si chiamava Mondiale Marche, la squadra del patron Enzo se lo aggiudicò forte di 10 successi su 11 gare, l’ultima vinta con l’equipaggio composto da Mario Andretti e Jacky Ickx. Dopo quell’abbuffata la Ferrari perse il titolo del 1973, vinto dalla Matra, prima di concentrare gli sforzi sulla Formula 1. Nel 1972 Giovinazzi, Pier Guidi e Calado non erano ancora nati, e chissà se adesso hanno già metabolizzato il miracolo che sono riusciti a realizzare. Un miracolo tecnico-sportivo, finalizzato dal trio iridato ma costruito dal binomio AF Corse-Ferrari, un’unione piacentino-maranellese che ha saputo “riportare i colori dell’arcobaleno sulle insegne del Cavallino Rampante”, citando quanto disse Mazzoni nella memorabile telecronaca del GP di Suzuka del 2000, con Schumacher iridato al termine della lunga traversata nel deserto iniziata nel 1979, anno del titolo di F1 vinto da Scheckter.
Oggi Calado, Giovinazzi e Pier Guidi sono liberi di sentirsi come il tedesco in quel giorno di ottobre. Quarti al traguardo, dopo aver ceduto il podio ai compagni della n° 50, Fuoco, Molina e Nielsen, così da dare motivo di gioia anche a loro (terzi in campionato). Questa è la Ferrari del WEC, di Amato Ferrari ed Antonello Coletta, festeggiata per l’occasione anche dal Presidente Elkann e dall’Amministratore Delegato Vigna. Una squadra formata non da superstar acclamate ma da immensi professionisti del mestiere, persone che si sono fatte strada senza sconti, dopo anche grandi batoste. Come quella rimediata dal polacco Kubica, un Uomo che ha saputo rialzare la testa dopo il terribile incidente nei rally, attività allora svolta in parallelo alla F1, che gli costò 42 fratture, lunghe operazioni chirurgiche ed una battaglia contro la morte. Robert, insieme a Hanson e Ye (quinti in Bahrain) sono riusciti nell’impresa di arrivare secondi nel mondiale nonostante corressero con la Ferrari gialla, quella privata schierata sotto le insegne della sola AF Corse. Lode e gloria dunque a questa Ferrari, quella che vince ed emoziona, con competenza e nella sobrietà.
Grande doppietta Toyota
Il Balance of Performance stavolta ha giocato un brutto scherzo a Porsche: come Toyota, Ferrari e Cadillac le vetture tedesche si sono ritrovate a dover schierare delle vetture con un peso superiore ai 1060 kg. Estre e Vanthoor, coadiuvati da Campbell, ci hanno provato ma non sono riusciti neanche ad arrivare in zona punti, dovendo abbandonare i sogni mondiali nel peggiore dei modi. Chi ha gioito, oltre alla Rossa, è stata la Toyota. I nipponici sono stati i grandi sostenitori del campionato anche negli anni in cui questo viveva in cattive acque. Il WEC è indiscutibilmente nella sua Golden Age, vista la presenza nella top class di così tanti costruttori da far invidia alla F1: Alpine, Aston Martin, BMW, Cadillac, Ferrari, Peugeot, Porsche e Toyota. Quest’anno il marchio dei tre ellissi ancora non era riuscito ad aggiudicarsi un successo di tappa, sonoramente battuto da cotanta concorrenza. In Bahrain ha fatto finalmente la voce grossa aggiudicandosi una sonante doppietta con Conway, Kobayashi e de Vries davanti a Buemi, Hartley e Hirakawa. La Ferrari ha provato a contendere il secondo posto (il primo non è mai stato in discussione) alla squadra giapponese, soprattutto con la n°51, ma alla fine ha desistito, pensando al titolo. Toyota è così riuscita a risollevare in extremis un’annata storta, superando in un sol colpo Porsche e Cadillac e raggiungendo la seconda posizione nella classifica costruttori.
Pera, Lietz e Hardwick vincono il titolo LMGT3
La battaglia nella classe LMGT3 è stata feroce ed al termine delle ostilità hanno prevalso Umbrărescu, Schmid e López su Lexus. Le vetture del marchio di lusso del gruppo Toyota in Bahrain sono state indiscutibilmente le più prestazionali della loro categoria e, se la n° 78 non si fosse ritirata, probabilmente la gara si sarebbe chiusa con una doppietta. Sul podio, secondi, sono saliti Berry, Hodenius e Martin (Mercedes) e l’equipaggio Aston Martin composto da James, Robichon e Drudi. Il quarto posto è bastato al nostro Pera, a Lietz e a Hardwick ad aggiudicarsi il titolo. Rovera, Mann e Heriau hanno provato a contendere il mondiale ai rivali fino alla fine ma se l’italiano ha mostrato un passo consistente e veloce lo stesso non si può dire del compagno Mann, protagonista di una speronata ai danni di una Corvette che ha costretto il trio Ferrari a scontare una penalità.
Arrivederci WEC
Si chiude un campionato che ha visto la Rossa vincere le prime quattro gare e successivamente difendersi da agguerriti rivali, talvolta avvantaggiati dal sistema del Balance of Performance, ma così sono le regole che i costruttori hanno accettato. Otto gare, dal Qatar al Bahrain, passando per Imola, Spa-Francorchamps, Le Mans, San Paolo, Austin e Oyama, hanno visto festeggiare anche Cadillac, Porsche, Alpine e Toyota, vincenti in una sfida a testa. Lascia Porsche, almeno per quanto riguarda la categoria Hypercar, abbandona le corse Jenson Button, in pista oggi con Cadillac, campione di F1 nel 2009 e pronto a dedicarsi alla famiglia. Un’annata memorabile, ricca di sfide che hanno appassionato e terminata con un successo iridato che è Storia. Adesso è il tempo degli abbracci e dei saluti ma presto si guarderà al futuro. Arrivederci WEC, alla prossima, entusiasmante, stagione.



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